Diario Culturale

QUANDO ARTI E LETTERE SI FONDEVANO NELLA CULTURA, NASCEVA L’ENCICLOPEDIA.

Parma, 15 ottobre 2011 – Si è svolta nella Sala Dante di Parma la cerimonia di apertura delle Celebrazioni Sereniane 2011, una iniziativa di Biblioteca Palatina e dell’Istituto Alcide Cervi di Gattatico, sotto l’alto Patronato della Presidenza della Repubblica, a cinquant’anni dalla pubblicazione di Storia del paesaggio agrario italiano di Emilio Sereni.

Nel 1961 viene pubblicato dalla casa editrice Laterza di Bari un volume che conoscerà inmensa fortuna critica per la lettura del paesaggio lungo tutto il Novecento. Il perché di tanto successo (si contano 24 ristampe dalla data di pubblicazione del libro) risiede nella novità introdotta dall’autore Emilio Sereni nella metodologia di esposizione. Pur essendo in linea con la cultura “enciclopedica” del periodo, una visione in cui le diverse discipline si  intrecciano per comporre un tessuto policromo, l’Autore riflette sull’esigenza di introdurre un nuovo ambito iconografico all’interno della trattazione. E’ lo stesso Sereni a definire il suo rapporto con le immagini, nell’intenzione di definire nuove prospettive: “Sia chiaro che di quelle illustrazioni abbiamo fatto uso […] come di materiale illustrativo della nostra trattazione”. Lo schema espositivo di ciascun capitolo fa emergere rapporti tra le classi sociali e il paesaggio, a tal punto che Lucio Gambi commenta: “I paragrafi sono rapidi quadretti”. A quali illustrazioni si riferisce Sereni, alla querelle sulle fonti, anche iconografiche, da cui l’Autore si è documentato, per costruire un “racconto non erudito” (in realtà, dal linguaggio elaboratissimo e dalla mole immensa di materiale bibliografico), rimanda la mostra che è stata inaugurata a Parma.

Immagini e parole sono, per Emilio Sereni, esattamente intercambiabili, come testimoniano le oltre novanta immagini presenti nel testo. Il poeta Folgore di San Gimignano e i dipinti di Beato Angelico descrivono il paesaggio toscano in eguale misura, afferma l’Autore, a dimostrazione della cultura enciclopedica con cui era stato formato. In questo senso il bozzetto creato da Renato Guttuso, il cosiddetto “Galletto Sereniano”, un tipo per stampa di piccole dimensioni, esposto tra le altri fonti (fino al 13 novembre, giorno in cui verrà trasferito a Roma presso i locali della Società Geografica Italiana, altro partner della mostra), testimonia la profonda influenza della forma artistica sulla coscienza letteraria dell’Autore.

La lectio magistralis del prof. Carlo Tosco, architetto specializzato alla Sorbona e docente del Politecnico di Torino, invitato dalla dott.ssa Rossella Cantoni (presidente dell’Istituto  che conserva la biblioteca personale di Emilio Sereni, lascito dello stesso Autore in seguito alla perdita della retina oculare negli anni prossimi alla sua morte) verte sul connubio tra arte, letteratura e politica cui Emilio Sereni approdò, in seguito alla lettura dei Caractères originaux de l’histoire rurale française di Marc Bloch. Nato dalla borghesia dei primi del Novecento, con formazione umanistica e internazionale, Emilio Sereni iniziò a Portici la sua carriera accademica, che venne interrotta in seguito al suo avvicinamento alla politica. In particolare, l’adesione al Partito Comunista negli anni del Fascismo gli fece vivere l’esperienza del carcere, da cui uscì nel 1935 per poi arruolarsi allo scoppio delle ostilità della Seconda Guerra mondiale e prendere parte alla lotta della Resistenza. In seguito, partecipò all’Assemblea Costituente e condivise, insieme ad altri esponenti del PC, tra cui lo stesso Presidente della Repubblica, la passione per la politica culturale, una passione che oggi sembra essere tramontata.

Come Emilio Sereni arrivò allo studio del paesaggio è un ulteriore aspetto della biografia dell’Autore che ha meritato una riflessione da parte del dott. Pier Luigi Ferrari, vice presidente della Provincia di Parma. “La sinistra non era orientata su questo tema e si focalizzava piuttosto sull’analisi delle classi egemoni e sul loro rapporto con quelle subalterne. Il grande impulso arrivò dalla materia artistica, che Sereni volle utilizzare come fonte e interpretare come strumento di conoscenza. Ci aspetteremmo catasti, immagini topografiche all’interno del trattato, invece ritroviamo soltanto immagini figurative. Si può affermare che Sereni intraprese una strada diversa da quella della Sinistra italiana, elaborando un pensiero storico-artistico non consono a quello degli storici marxisti dell’agricoltura”.

La stessa definizione che si può leggere nelle prime righe della Storia del paesaggio agrario italiano, osserva il prof. Tosco, è una risposta al conflitto di visioni che riflette il fascino dell’incrocio di discipline anche molto diverse tra loro e che viene inseguita anche nell’analisi delle immagini lungo l’intera trattazione: “Il paesaggio è la forma che l’uomo, nel corso dei fini di produttività e agricoli, coscientemente e sistematicamente, impone al paesaggio naturale”. Pertanto, non si può non ricordare l’articolo 9 della nostra Costituzione, articolo che Sereni ha ben in mente, essendo seduto ai banchi della Costituente nel ’47: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” In questo articolo è racchiuso il nucleo del senso del “fare cultura”: il soggetto è la Repubblica, intesa dai Costituzionalisti come l’aggregazione di tutti gli attori della comunità, a differenza dello Stato, che comprende solamente gli organi centrali. A noi cittadini e agli enti locali spettano la promozione e la tutela della ricchezza di forme e della bellezza di paesaggi naturali, che diventano oggi un imperativo morale, proprio come nel ’47, per celebrare il  150° compleanno della nostra madrepatria e delle nostre radici territoriali.

 

Fabio Volo, Cloud computing e Indignados nell’Enciclopedia on-line del Portale Treccani
Nella sezione Aggiornamenti della home page del Portale Treccani (www.treccani.it), pubblicate nella settimana tra il 2 e il 6 aprile, viene dato risalto alla presenza di tre nuovi voci, attinenti a temi di stringente attualità. Segnatamente si tratta delle voci:
·    Fabio Volo (Aggiornamento pubblicato lunedì 02 aprile).  L’uomo di spettacolo e scrittore nel marzo 2012 è tornato alla conduzione televisiva con il programma Volo in diretta, in onda su RaiTre. Ha cominciato la carriera come cantante alla metà degli anni Novanta per poi approdare alla televisione, con la conduzione del programma “Le Iene”, su Italia Uno, nel 1998, e in seguito di alcuni programmi su MTV. Alla conduzione televisiva ha affiancato quella radiofonica. Negli anni Duemila ha iniziato la carriera di scrittore di fortunati best seller (tra i libri: Esco a fare due passi, 2001; È una vita che ti aspetto, 2003; Il tempo che vorrei, 2009; Le prime luci del mattino, 2011). Negli stessi anni ha annoverato diverse interpretazioni cinematografiche (tra cui: Casomai, 2002; La febbre, 2005; Bianco e nero, 2008; Figli delle stelle, 2010; Il giorno in più, 2011, tratto dal suo romanzo Le prime luci del mattino).
·    Cloud computing (Aggiornamento pubblicato mercoledì 04 marzo). Letteralmente “nuvola informatica”, termine con cui ci si riferisce alla tecnologia che permette di elaborare e archiviare dati in rete. In altre parole, attraverso internet il cloud computing consente l’accesso ad applicazioni e dati memorizzati su un hardware remoto invece che sulla workstation locale. Per le aziende di grosse dimensioni implica dunque un ingente abbattimento dei costi; non sono più necessari hardware potenti (costosi e soggetti a frequenti manutenzioni), ma basta una macchina in grado di far funzionare l’applicativo d’accesso alla “nuvola”. Non mancano però le perplessità; da un lato i file sono accessibili solo tramite rete, dall’altro (nonostante le rassicurazioni dei fornitori) si teme per la sicurezza dei dati sensibili.
 
·    Indignados (Aggiornamento pubblicato mercoledì 04 marzo). Con questo termine si fa genericamente riferimento a tutti i movimenti di protesta che a partire dalla mobilitazione popolare e spontanea del 15 maggio 2011 a Madrid hanno manifestato in centinaia di paesi per far sentire la loro voce contro il potere incontrollato della finanza mondiale e la subordinazione della politica all’economia. Sull’onda della grave crisi economica e finanziaria che nel 2011 attraversava il Pianeta, il movimento tornò a scendere in piazza da Sidney a Tel Aviv, da Londra ad Atene a Roma per gridare i suoi slogan contro il potere finanziario, la disoccupazione e la sperequazione sociale. «Noi siamo il 99%» scandivano a Zuccotti park gli occupanti, per denunciare la differenza tra l’1% dei cittadini ricchissimi degli Stati Uniti e il resto della popolazione.
Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.